Prevenzione del diabete di tipo 1

Può accadere, ed in realtà si verifica abbastanza di frequente, che le differenze genetiche che rendono ogni uomo un singolo individuo, portino alcuni tessuti o parti del nostro organismo ad assomigliare molto ad alcune componenti o parti di virus, batteri, o comunque di sostanze estranee, a noi esterne e quindi non riconosciute dal nostro sistema immunitario come "nostre", facenti parte cioè del nostro organismo.

Prevenzione diabete di tipo 1


Quindi, quando il nostro corpo è infettato da quel particolare batterio o da quel particolare virus o verrà a contatto con quella specifica sostanza anche per ingestione, il nostro sistema immunitario inizierà a produrre degli anticorpi che, data la grande similitudine, non saranno in grado effettuare una distinzione tra l'agente esterno e la parte dell'organismo a lui simile.
Il risultato di questo errore di scambio sarà la distruzione di entrambe le parti. Questo è ciò che accade nel diabete di tipo 1, il nostro sistema immunitario identifica come "non proprie dell'organismo" le cellule beta del pancreas, quelle cellule designate alla produzione dell'insulina, e le distrugge.

Questa breve introduzione, ci servirà più avanti per capire bene quali sono le difficoltà che si incontrano nella prevenzione, soprattutto del diabete di tipo 1.
La prevenzione generica consiste in una serie di provvedimenti utili a contrastare in modo efficace l'insorgenza o l'evoluzione di una malattia.
Nella teoria, i passi da seguire sono abbastanza semplici, basta individuare la causa di una malattia ed agire su di essa.
Nel caso reale però, specialmente nelle malattie croniche che sovente hanno un esordio insidioso, la prevenzione diventa più problematica.

Innanzitutto si ha un inizio della malattia che solo raramente coincide con l'esordio. Più semplicemente, quando la malattia si manifesta "clinicamente" cioè quando le alterazioni dell'organismo dovute alla malattia stessa sono già in atto e raggiungono livelli tali da generare dei sintomi che siano rilevabili clinicamente, la malattia è già attiva da tempo nell'organismo. Anche in assenza di segnali della sua presenza quindi, la malattia provoca dei danni all'organismo. E' molto utile poter conoscere con precisione in quale fase sia l'evoluzione della malattia in quanto i provvedimenti  preventivi che dovremmo adottare saranno differenti e specifici a seconda della fase d'evoluzione su cui dovremmo applicare questa prevenzione.

Prevenzione primariaLa prevenzione primaria viene attuata quando la malattia non è ancora in atto, consiste in pratica nell'individuare quali sono i soggetti predisposti allo sviluppo della patologia, e di applicare una serie di provvedimenti atti ad evitare l'insorgenza della malattia.
Prevenzione secondaria.La prevenzione secondaria viene invece attuata quando la malattia è già in corso, anche senza che si sia manifestata con dei sintomi, consiste quindi nell'individuare con degli esami quali siano i soggetti che già presentano delle alterazioni dovute alla patologia, e di applicare una serie di provvedimenti finalizzati a bloccare o rallentare l'evoluzione della malattia.
Prevenzione terziaria.La prevenzione terziaria viene attuata quando la malattia si è già manifestata clinicamente con dei sintomi e consiste nell'applicare tutti gli strumenti a disposizione al fine di evitare o rallentare l'insorgenza di complicanze anche croniche della malattia.
Nel caso specifico del diabete mellito di tipo 1 (insulino dipendente) per operare un'efficace prevenzione dovremmo:
  • Identificare i soggetti predisposti all'insorgenza della malattia.
  • Identificare le cause scatenanti la malattia. (fattori ambientali)
  • Conoscere i processi patologici coinvolti nell'evoluzione della malattia.
Nessuno di questi punti è finora stato completamente risolto, tuttavia qualcosa si può fare.
Analizziamo, tenendo conto dei punti sopra descritti, come si può applicare una corretta prevenzione al diabete di tipo 1

Nel primo punto (prevenzione primaria) vi sono delle problematiche relative all'identificazione certa dei soggetti predisposti, in quanto, pur essendo stati individuati alcuni caratteri che identificano i soggetti predisposti, questi caratteri non sono abbastanza specifici, sta di fatto quindi che non tutti i soggetti identificabili come predisposti, svilupperanno poi la malattia. Questa selezione però ci aiuta a sapere quali saranno i soggetti su cui concentrare l'attenzione per sviluppare nuovi e più mirati sistemi di identificazione nel futuro. 

Nel secondo punto (prevenzione secondaria) vi sono invece delle problematiche relative all'identificazione certa dei fattori ambientali (cause scatenanti la malattia) che per questa malattia sono molto eterogenei. Quelli conosciuti appartengono sia al gruppo degli agenti infettivi come alcuni virus, sia a gruppi di componenti di alimenti, anche molto comuni, come alcune proteine contenute nel latte vaccino di mucca.

Nel terzo punto (prevenzione terziaria) infine, vi sono ancora punti oscuri riguardanti la fisiopatologia e l'evoluzione della malattia ma nel complesso sono sufficienti a darci indicazioni precise, utili ai fini preventivi. E' noto infatti che nella parte iniziale della malattia, prima dell'esordio, vi è una fase in cui il processo auto-immune (distruzione delle cellule beta) è già presente. Questa fase può durare anche anni.

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