Posso mangiare il cioccolato con il diabete?

"Dottore, posso mangiare il cioccolato?" è una domanda che mi viene rivolta molto frequentemente durante l'attività clinica quotidiana e la mia risposta è di solito sì, ma con cautela ed alcune limitazioni. Infatti, il cioccolato è un cibo ad elevato contenuto di grassi e quindi molto calorico: 100 grammi di cioccolato fondente apportano circa 500 Kcal, equivalenti ad una ricca porzione di spaghetti ben conditi.

Ciò non vuol dire che il cioccolato sia proibito ai diabetici, che devono sempre controllare la propria alimentazione, ma può essere consumato purché inserito in uno schema dietetico calcolato ed equilibrato. Per sottolineare l'importanza dell'apporto calorico si deve ricordare che per smaltire una tavoletta di cioccolato fondente da 100 grammi o il suo equivalente è necessaria una camminata di almeno due ore.
posso mangiare il cioccolato con il diabete
Il cioccolato era già noto ed usato dalle popolazioni precolombiane dell'America Latina circa 1000 anni prima di Cristo: i maya, che amavano la bevanda di cacao preparata con acqua calda, chiamavano il cioccolato kakaw uhanal, ovvero "cibo degli Dei", e il suo consumo era riservato solo ad alcune classi della popolazione (sovrani, nobili e guerrieri).

 Il cacao è ottenuto dai semi dei frutti dell'albero del cacao (Theobroma cacao) attraverso un lungo e complesso processo di lavorazione. Solo circa 2500 anni dopo il cioccolato venne importato in Spagna da Cristoforo Colombo al ritorno da un viaggio in Honduras, ma alla Corte spagnola non fu apprezzato. Dopo un altro quarto di secolo, nel 1528, Hernàn Cortéz, che aveva apprezzato il cioccolato alla corte dell'imperatore Montezuma, portò in Spagna alcuni semi di cacao, recandoli in dono a Carlo V.

Da allora il cacao venne introdotto in Europa in maniera più diffusa e l'importazione avveniva in modo regolare dalle colonie d'oltre oceano alla Spagna sotto diretto controllo della corona spagnola. Il cioccolato veniva sempre servito come bevanda, ma gli europei, ed in particolar modo gli ordini monastici spagnoli, depositari di una lunga tradizione di miscele e infusi, vi aggiunsero la vaniglia e lo zucchero per correggerne la naturale amarezza e tolsero il pepe ed il peperoncino presenti nella bevanda originale. Per tutto il Cinquecento il cioccolato rimase un'esclusiva della Spagna. Furono gli spagnoli a importare la tradizionale lavorazione per la produzione delle tavole di cioccolato solide, anch'esse di origine azteca, nella Contea di Modica in Sicilia dove regnavano e fu probabilmente per la loro influenza che il cacao si diffuse in Italia a cavallo fra 1500 e 1600. Solo qualche secolo più tardi si cominciarono a produrre tavolette di cioccolato simili a quelle odierne ed i maestri cioccolatieri diedero ampio sfogo alla loro abilità confezionando cioccolatini, praline e dolci vari a base di cioccolato per la soddisfazione dei golosi.

Le proprietà curative del "cibo degli Dei" erano già note qualche secolo fa, quando si riteneva che migliorasse il tono dell'umore, avesse effetti afrodisiaci e anti-fatica, potesse curare il catarro, le disfunzioni del fegato e dello stomaco, migliorasse la fertilità ed avesse proprietà antinfiammatorie. Ricercatori del secolo scorso hanno invece evidenziato alcuni effetti negativi del cioccolato (incremento ponderale, acne, carie dentarie) per cui ne sconsigliavano l'uso. Fortunatamente per i golosi, uno studio epidemiologico condotto tra il 2000 ed il 2004 dalla Harvard Medical School di Boston e dall'Università di Panama sugli indiani Kuna, originari delle San Blas Islands, un gruppo di minuscoli isolotti a est del Canale di Panama, ha confermato che l'uso del cioccolato fa bene e che potrebbe essere considerato un trattamento naturale contro infarto, ictus, cancro, diabete. I ricercatori hanno messo in evidenza che la bevanda tradizionale dei Kuna è a base di cacao con un consumo medio di più di 40 tazze la settimana, ma quando i Kuna emigrano nel continente tendono a perdere l'abitudine a bere cacao.

Facendo un confronto fra le cause di morte tra i Kuna stanziali bevitori di cacao e quelli emigrati non più consumatori di cacao, i primi corrono un rischio di infarto, ictus, cancro e diabete, fino a dieci volte più basso. Numerosi studi clinici pubblicati nel corso degli ultimi anni su prestigiose riviste scientifiche internazionali hanno confermato gli effetti benefici del consumo di cioccolato fondente ad elevato contenuto di cacao, mentre hanno dimostrato l'inefficacia del cioccolato bianco. Un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Aquila ha dimostrato in soggetti ipertesi e con ridotta tolleranza ai carboidrati che il consumo di 100 gr di cioccolato fondente al giorno per 15 giorni è in grado di ridurre la pressione sia sistolica che diastolica ( 4 mmHg), il colesterolo totale ed LDL (-7%), l'insulinoresistenza e di migliorare la funzionalità delle cellule ? del pancreas. L'uso di un'analoga quantità di cioccolato bianco non portava ad alcun risultato; tuttavia, non è possibile ignorare il rischio di sovrappeso associato ad un eccessivo consumo di un alimento ad alto contenuto energetico quale il cioccolato (circa 500 Kcal per 100 gr di cioccolato fondente). Uno studio clinico dell'Università di Colonia (Germania) pubblicato su Jama (Journal of American Medical Association) nel luglio 2007, sembra conciliare gli effetti benefici sulla salute del consumo di cioccolato con le esigenze della bilancia.

La ricerca, durata quasi due anni (da gennaio 2005 a dicembre 2006) e condotta su volontari adulti di entrambi i sessi con un'età compresa tra i 56 e i 73 anni, ha dimostrato che l'assunzione quotidiana di 6,3 grammi di cioccolato fondente (circa 30 Kcal) per 18 settimane riduceva la pressione sia sistolica, che diastolica senza alcun aumento del peso, nè dei lipidi, nè del glucosio nel sangue. Il calo pressorio, di per sé modesto, era simile a quello ottenibile con il cambiamento dello stile di vita verso comportamenti più salutari e, secondo gli esperti, sarebbe sufficiente per ridurre il rischio di morte per ictus dell'8% e quello per malattie coronariche del 5%. Un'altra conferma degli effetti benefici del cioccolato arriva da ricercatori dell'Università di Stanford (Stati Uniti) dimostrando, in un gruppo di persone tra i 59 e gli 83 anni, che il consumo di una bevanda al cioccolato di una nota industria alimentare di snack incrementava il flusso sanguigno al cervello dell`8% dopo la prima settimana, e del 10% dopo la seconda. Ciò significa rallentare il declino cognitivo senile e prevenire l'ictus. Un articolo molto interessante e promettente per i diabetici è stato pubblicato sul "Journal of the American College of Cardiology" ove si segnala che il consumo quotidiano per un mese di una bevanda al cacao ricca di flavanoli può portare un miglioramento della funzionalità dei vasi sanguigni del 30% in soggetti con diabete mellito tipo 2 notoriamente ad elevato rischio per malattia aterosclerotica e per eventi cardio-vascolari.

Oggi sappiamo che i benefici del cioccolato fondente risiedono nei flavanoli, un tipo di fitonutrienti appartenenti al più ampio gruppo dei flavonoidi, assenti nel cioccolato bianco, ma presenti anche nella frutta e nella verdura colorate, nel tè, nel vino e ovviamente nel cacao. I ricercatori ritengono che i flavanoli, già noti per l'azione anticancro, possono proteggere i vasi sanguigni, ridurre l'aggregazione piastrinica attenuando il rischio trombotico, migliorare la resistenza all'insulina, inibire la formazione dei derivati reattivi dell'ossigeno e di altri radicali liberi (noti per effetti cancerogeni e sull'invecchiamento) ed, infine, che hanno effetti positivi sulla memoria. Inoltre, un terzo dei grassi che si trovano nel cioccolato è costituito dall'acido oleico, un grasso insaturo che si trova anche nell'olio d'oliva, noto per i suoi effetti benefici sul cuore. Alcuni ricercatori svizzeri hanno messo in evidenza la necessità di adottare metodi di trattamento industriale atti a preservare le proprietà del cacao: purtroppo molti produttori di cioccolato tendono a trattare eccessivamente il cacao diminuendo notevolmente la presenza dei flavonoli, che sono responsabili del sapore amaro, e arricchendolo di grassi e zuccheri, sostanze più dannose che benefiche se ingerite in abbondanza, per rendere l'alimento più piacevole al gusto.

Invece, alcuni ricercatori dell'Università di Dusseldorf (Germania) e della University of California, probabilmente poco propensi a mangiare cioccolato, studiando le proprietà chimiche e gli effetti dei flavonoli del cacao hanno scoperto che una sostanza dal nome complicato (epicatechina) è la maggiore responsabile degli effetti benefici del cioccolato: nasce quindi l'idea di poterla utilizzare in futuro come farmaco (meglio una compressa o una barretta di cioccolato ?). Da quanto esposto, ai diabetici può essere concesso il consumo di cioccolato perché offre numerosi effetti benefici sul rischio cardio-vascolare e sulla sensibilità all'insulina, ma dato l'elevato apporto di grassi e di calorie chi introduce il cioccolato nella dieta dovrà fare qualche rinuncia sottraendo una quantità di calorie pari a quelle introdotte con una barretta di cioccolato dalla dieta abituale oppure incrementare l'esercizio fisico o più verosimilmente combinare entrambe le cose.

Si può, quindi, essere favorevoli al cioccolato amaro di buona qualità, ovviamente se ricco di flavonoidi, ma se ne consiglia comunque un'assunzione moderata: uno o due quadretti piccoli al giorno sono sufficienti. Riassunto Il cioccolato fondente, se di qualità, fa sicuramente bene alla salute perché migliora il metabolismo degli zuccheri, riduce la pressione, riduce il rischio cardiovascolare e aterosclerotico, ha un grande effetto antiossidante grazie alla presenza dei flavonoli.

E' pertanto importante scegliere cioccolato di qualità ad alto contenuto di cacao e quindi di flavonoli, per essere certi di assumere un alimento salutare e non solo grassi e calorie. Ai diabetici può essere concesso il consumo di cioccolato perché offre numerosi effetti benefici sul rischio cardio-vascolare e sulla sensibilità all'insulina, ma dato l'elevato apporto di grassi e di calorie chi introduce il cioccolato nella dieta dovrà fare qualche rinuncia sottraendo una quantità di calorie pari a quelle introdotte con una barretta di cioccolato dalla dieta abituale oppure incrementare l'esercizio fisico o più verosimilmente combinare entrambe le cose. Si può, quindi, essere favorevoli al cioccolato amaro, ovviamente se ricco di flavonoidi, ma ne consiglia comunque un'assunzione moderata: uno o due quadretti piccoli al giorno sono sufficienti.

Diabete gestazionale linee guida


Diabete gestazionale
Nuove linee guida per il management del diabete gestazionale ...

L'ACOG - American College of Obstetricians and Gynecologists - ha rilasciato le nuove linee guida che rimpiazzano quelle del dicembre 1994 a riguardo del management del diabete gestazionale.

Il test prevede l'uso di glucosio (50-grammi), con valutazione ad 1 ora eseguito tra le 24 e le 28 settimane di gestazione, con un valore discriminante di 130 - 140 mg/dL.
informazioni diabete gestazionale

Non è raccomandabile l'esecuzione di un test ambulatoriale su sangue capillare.

Se le pazienti sono sottoposte a restrizione calorica essa non deve superare il 33%.

L'uso di insulina deve essere considerato se la terapia dietetico-nutrizionale fallisce.

Se il peso stimato eccede i 4500 grammi, il parto cesareo può ridurre l'incidenza di lesione del plesso brachiale nel nascituro.

Come ci si accorge di avere il diabete ?

Quali sono i sintomi che contraddistinguono il diabete?

Quando una gran parte delle beta cellule presenti nel pancreas sono state distrutte, il nostro organismo non riesce più a regolare la quantità di zucchero presente nel sangue, quindi compaiono alcuni sintomi, visti i quali, il medico potrà sospettare la presenza del diabete.
Di norma la sintomatologia appare all'improvviso ed i principali sintomi riscontrabili nel soggetto sono:

  • Perdita di peso
  • Molta sete
  • Eccessiva minzione (orinazione)
  • Segni di disidratazione
  • Stanchezza, senso di affaticamento
  • Vista offuscata, sfuocata
  • Glicemia alta (iperglicemia)
  • Zucchero e corpi chetonici nelle urine
  • Infezione da funghi agli organi genito-urinari


Perché si verificano questi sintomi?
In un soggetto sano, i reni, che sono due organi presenti nel corpo umano, filtrano il glucosio e quindi non ne permettono il passaggio nell'urina, ma quando la quantità di zucchero nel sangue diventa molto elevata, i reni non riescono più a trattenere tutto lo zucchero e ne lasciano passare una certa quantità.

come ci si acorge di avere il diabete


Con uno dei test presenti nel normale esame dell'urina si riesce a determinare la quantità di glucosio presente e quindi a diagnosticare il diabete. Per smaltire il glucosio in eccesso, è necessario urinare molto e ciò provoca la sete insaziabile, la secchezza della bocca e la disidratazione nel soggetto colpito.

Prevenzione del diabete di tipo 1

Può accadere, ed in realtà si verifica abbastanza di frequente, che le differenze genetiche che rendono ogni uomo un singolo individuo, portino alcuni tessuti o parti del nostro organismo ad assomigliare molto ad alcune componenti o parti di virus, batteri, o comunque di sostanze estranee, a noi esterne e quindi non riconosciute dal nostro sistema immunitario come "nostre", facenti parte cioè del nostro organismo.

Prevenzione diabete di tipo 1


Quindi, quando il nostro corpo è infettato da quel particolare batterio o da quel particolare virus o verrà a contatto con quella specifica sostanza anche per ingestione, il nostro sistema immunitario inizierà a produrre degli anticorpi che, data la grande similitudine, non saranno in grado effettuare una distinzione tra l'agente esterno e la parte dell'organismo a lui simile.
Il risultato di questo errore di scambio sarà la distruzione di entrambe le parti. Questo è ciò che accade nel diabete di tipo 1, il nostro sistema immunitario identifica come "non proprie dell'organismo" le cellule beta del pancreas, quelle cellule designate alla produzione dell'insulina, e le distrugge.

Questa breve introduzione, ci servirà più avanti per capire bene quali sono le difficoltà che si incontrano nella prevenzione, soprattutto del diabete di tipo 1.
La prevenzione generica consiste in una serie di provvedimenti utili a contrastare in modo efficace l'insorgenza o l'evoluzione di una malattia.
Nella teoria, i passi da seguire sono abbastanza semplici, basta individuare la causa di una malattia ed agire su di essa.
Nel caso reale però, specialmente nelle malattie croniche che sovente hanno un esordio insidioso, la prevenzione diventa più problematica.

Innanzitutto si ha un inizio della malattia che solo raramente coincide con l'esordio. Più semplicemente, quando la malattia si manifesta "clinicamente" cioè quando le alterazioni dell'organismo dovute alla malattia stessa sono già in atto e raggiungono livelli tali da generare dei sintomi che siano rilevabili clinicamente, la malattia è già attiva da tempo nell'organismo. Anche in assenza di segnali della sua presenza quindi, la malattia provoca dei danni all'organismo. E' molto utile poter conoscere con precisione in quale fase sia l'evoluzione della malattia in quanto i provvedimenti  preventivi che dovremmo adottare saranno differenti e specifici a seconda della fase d'evoluzione su cui dovremmo applicare questa prevenzione.

Prevenzione primariaLa prevenzione primaria viene attuata quando la malattia non è ancora in atto, consiste in pratica nell'individuare quali sono i soggetti predisposti allo sviluppo della patologia, e di applicare una serie di provvedimenti atti ad evitare l'insorgenza della malattia.
Prevenzione secondaria.La prevenzione secondaria viene invece attuata quando la malattia è già in corso, anche senza che si sia manifestata con dei sintomi, consiste quindi nell'individuare con degli esami quali siano i soggetti che già presentano delle alterazioni dovute alla patologia, e di applicare una serie di provvedimenti finalizzati a bloccare o rallentare l'evoluzione della malattia.
Prevenzione terziaria.La prevenzione terziaria viene attuata quando la malattia si è già manifestata clinicamente con dei sintomi e consiste nell'applicare tutti gli strumenti a disposizione al fine di evitare o rallentare l'insorgenza di complicanze anche croniche della malattia.
Nel caso specifico del diabete mellito di tipo 1 (insulino dipendente) per operare un'efficace prevenzione dovremmo:
  • Identificare i soggetti predisposti all'insorgenza della malattia.
  • Identificare le cause scatenanti la malattia. (fattori ambientali)
  • Conoscere i processi patologici coinvolti nell'evoluzione della malattia.
Nessuno di questi punti è finora stato completamente risolto, tuttavia qualcosa si può fare.
Analizziamo, tenendo conto dei punti sopra descritti, come si può applicare una corretta prevenzione al diabete di tipo 1

Nel primo punto (prevenzione primaria) vi sono delle problematiche relative all'identificazione certa dei soggetti predisposti, in quanto, pur essendo stati individuati alcuni caratteri che identificano i soggetti predisposti, questi caratteri non sono abbastanza specifici, sta di fatto quindi che non tutti i soggetti identificabili come predisposti, svilupperanno poi la malattia. Questa selezione però ci aiuta a sapere quali saranno i soggetti su cui concentrare l'attenzione per sviluppare nuovi e più mirati sistemi di identificazione nel futuro. 

Nel secondo punto (prevenzione secondaria) vi sono invece delle problematiche relative all'identificazione certa dei fattori ambientali (cause scatenanti la malattia) che per questa malattia sono molto eterogenei. Quelli conosciuti appartengono sia al gruppo degli agenti infettivi come alcuni virus, sia a gruppi di componenti di alimenti, anche molto comuni, come alcune proteine contenute nel latte vaccino di mucca.

Nel terzo punto (prevenzione terziaria) infine, vi sono ancora punti oscuri riguardanti la fisiopatologia e l'evoluzione della malattia ma nel complesso sono sufficienti a darci indicazioni precise, utili ai fini preventivi. E' noto infatti che nella parte iniziale della malattia, prima dell'esordio, vi è una fase in cui il processo auto-immune (distruzione delle cellule beta) è già presente. Questa fase può durare anche anni.

Raddoppiate le diagnosi di Diabete nel Regno Unito negli ultimi 20 anni

Uno studio di Diabetes Uk afferma che il numero di adulti e di adolescenti con diabete nel Regno Unito è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni, con 3,7 milioni di persone di età pari o superiore ai 17 anni che ora convivono con il Diabete. Il numero è raddoppiato rispetto a quello del 1998 dove erano 1,8 milioni.

Raddoppiano i casi di Diabete


In questo studio non vengono separati diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2 ma da Diabetes UK fanno sapere che entrambe le tipologie di diabete hanno visto le proprie diagnosi aumentare anche se l'aumento è stato maggiore per quello di tipo 2.

Uno dei fattori che ha contribuito all'aumento di questo tipo di diabete è sicuramente dovuto all'aumento dell'obesità che con il diabete di tipo 2 ha una stretta correlazione.
Il diabete di tipo 1 non è associato invece al peso, si tratta infatti di una condizione autoimmune nella quale l'insulina non viene prodotta.
Si presenta già dall'infanzia e rappresenta il 10% dei casi totali di diabete.

Nel diabete di tipo 2 invece viene prodotta poca insulina o l'insulina prodotta non innesca l'assorbimento del glucosio da parte delle cellule del corpo, è collegato all'obesità e in genere viene riscontrato più avanti nell'età. Si stima che il 60% dei casi di diabete di tipo 2 potrebbe essere prevenuto.

I risultati dello studio di Diabetes UK mostrano che in Inghilterra quasi il 7% della popolazione è affetto da diabete.

La Francia :"Non mangiate più la Nutella! C'è l'olio di Palma"

Se non siamo a rischio dell'incidente diplomatico, poco ci manca. La ministra dell'ecologia francese Segolene Royal lancia un monito molto particolare "Non mangiare più Nutella per salvare il pianeta" queste le sue parole in diretta tv. L'attacco ad una delle aziende più grandi a livello italiano non è stato gradito da molti soprattutto perchè si tocca uno dei prodotti più amati dagli italiani: la Nutella.

Qual è il nocciolo della questione? L'olio di palma, di cui abbiamo già parlato. Oltre ai problemi della salute correlati anche al diabete ci sarebbe un problema per l'ambiente.

In realtà sul secondo punto la Ferrero dimostra di essere una delle aziende più etiche da quel punto di vista secondo un rapporto stilato dal WWF. Sicuramente non è finita qui e quest'uscita porterà ad un vero scontro.



Vedremo come si evolverà la situazione.

Olio di Palma causa il diabete

Si parla molto di Olio di Palma ultimamente. E' un olio ricavato dalle palme di olio ed è probabilmente l'olio commestibile più prodotto al mondo (se la gioca con l'olio di soia). E' presente in molti saponi, in alimenti come la Nutella e nei detergenti.



E' un olio dannoso per la salute per diversi motivi: adesso se ne aggiunge un altro, l'olio di palma distrugge le cellule pancreatiche che producono l'insulina e quindi causerebbe il diabete mellito.


Lo studio che ha cercato la correlazione tra Olio di Palma e diabete è stato svolto dalla Società Italiana di Diabetologia in collaborazione con le Università di Bari, Padova e Pisa coordinate dal Professor Giorgino. L'Olio di Palma distruggerebbe proprio le cellule del Pancreas atte alla produzione di insulina squilibrando così la stessa produzione.



Questa ricerca è molto importante soprattutto per quanto riguarda i più giovani. In tanti prodotti industriali per bambini e adolescenti è presente l'olio di Palma e i suoi effetti nocivi potrebbero portare nuovi casi di diabete mellito.